Thursday, April 12, 2007

 

AiR - Pocket Symphony


C'e' voluto parecchio tempo, mesi, ma anche l'ultimo lavoro degli Air mi e' entrato in circolo. Complice anche il concerto milanese, certo, ma piu' che altro i ripetuti ascolti, dilazionati nel tempo, come rate di un mutuo. La prima impressione infatti era quella di un disco noioso, lento, un po' tutto uguale. Ma sapevo che non poteva essere vero, e cosi' mi sono accanito, ho continuato ad ascoltarlo, mi sono addentrato nella folla sudata del live, gli ho dedicato tempo. E finalmente ora i frutti sono maturi.
Space Maker da il via, e lo fa con un basso che uccide. Basso, chitarra, pianoforte, per uno strumentale che seduce da subito, e che cresce ad ogni ascolto. Il finale arriva troppo presto.
Once upon a time, il singolo di lancio, su un fraseggio di piano fonda la sua struttura semplice ma, come sempre, soave e, come suggerisce il titolo, favolistica.
One hell of a party e' un chiaro richiamo a Sakamoto & Sylvian, accoppiata che dovrebbe incontrare i miei incontrastati favori, invece questo e' l'unico brano che spesso spinge il mio dito sul tasto dello skip. La musica e' molto orientaleggiante e ricercata, ma la parte vocale e' troppo fuori posto, a parer mio.
Napalm love e' altamente infettiva, di nuovo piano e un basso seducente, con parte vocale di JB Dunckel e c'e' anche spazio per un po' di elettronica di grana grossa, stile Moon Safari.
Mayfair Song e' un altro strumentale, molto cinematico, con piano e cori angelici.
Left Bank e' un brano piu' acustico, dedicato alla Rive Gauche di Parigi, di stampo cantautoriale.
Photograph ricorda per qualche verso 10.000 hz legend, e ci porta fino a Mer du Japon, la traccia di maggior presa di tutto il disco. Il ritmo aumenta, ma senza rinunciare all'atmosfera glaciale, quasi zen, di tutto l'album.
Lost Message e' un altro strumentale, con molti riferimenti alle colonne sonore degli anni '60 o '70, ovattato, avvolgente, facile abbandonarsi ad esso e lasciarsi cullare, complice il ritmo lento e cadenzato, quasi un valzer.
Somewhere between waking and sleeping e' il secondo pezzo con un cantante ospite, ma questa volta l'esperimento riesce senza dubbio meglio che in One hell of a party. Una canzone piu' in stile con gli Air, con un coro nel ritornello sognante e stratificato.
Redhead girl e' un'altra perla nello scrigno del duo, un piano barocco ed elettronica contribuiscono a donargli fascino e mistero.
Night sight chiude il disco, e sembra quasi un carillon che vuole accompagnarci fin dentro il sonno piu' profondo, l'incoscenza, la pace.
Un album che non si vuol permettere episodi ritmati alla Sexy Boy o Surfin on a rocket, ma che nonostante cio' sa diventare energico, coinvolgente, assuefacente. Nonostante la pacatezza e l'eleganza di suoni, melodie, suggestioni.

Tuesday, October 31, 2006

 

...Marcos Valle


Riuscire a vedere in concerto uno dei propri miti musicali, al giorno d'oggi, non e' cosi' difficile. Se questi miti si chiamano Sakamoto, Bowie, Depeche Mode....ma anche Thievery Corporation, Nicola Conte, United Future Organization. Ma se il tuo idolo e' brasiliano, incideva dischi negli anni '60 e '70, e' misconosciuto in Italia, non ha nemmeno un sito web o una paginetta su Myspace...insomma se si chiama Marcos Valle, il pensiero di poterlo vedere di persona, su un palco, nemmeno ti sfiora. E invece a volte le cose che consideri improbabili succedono, e cosi' a pochi giorni dal concerto quei cari ragazzi (cari soprattutto economicamente) del Blue Note ti fanno gentilmente sapere che il cosiddetto "fautore del Rinascimento musicale del pop brasiliano" sta arrivando in citta'. E non ce n'e' piu' per nessuno. Jazz-funk, bossanova, un pizzico di ritmi al sapor di samba, canzoni e pezzi strumentali, in un'ora e venti un po' stiracchiate Valle ci dimostra di essere anche un buon musicista, oltre che cantante e soprattutto scrittore di pezzi divenuti ormai patrimonio dell'umanita' danzante. Jeans sdruciti, all star sopravvissute a una ventina di lavatrici e felpa lisa, arriva e si siede ad un piano rhodes che sta in piedi con il nastro adesivo, ogni tanto si sposta sul piano elettrico, imbraccia una chitarra acustica, canta e suona pure una melodica! Ma non e' un one man band, anzi e' accompagnato da quattro musicisti molto bravi, soprattutto bassista e batterista che reggono ritmi velocissimi, con patterns tutt'altro che lineari, ed una cantante-corista. I pezzi suonati sono quasi tutti molto famosi, partendo da Batucada, a Cricket sing for Anamaria, Samba de Verao, Garra, piu' alcuni splendidi strumentali, vecchi e nuovi, come Previsão Do Tempo, Jet samba, Selva de pedra, Bar Inglês e Brasil México. Un concerto magnifico, piu' funk che bossanova, forse pero' leggermente accorciato rispetto alla scaletta per permettere alla band di riposarsi prima del secondo spettacolo della serata. Breve, ma intenso!

 

Signori e signore...



Monday, October 02, 2006

 

Darkel


Darkel e' l'album (e contemporaneamente lo pseudonimo) di uno dei due Air, quello bello, quello antipatico, quello che ai live se ne esce sul palco con un mantello da Nosferatu infischiandone se io, alticcio, gli urlo da un metro "A Batmaaaan!".
Lo stile resta quello del duo di Moon Safari, niente chitarre punk a sorpresa o fm-rock di facile acchito, solo ottimo synthpop con echi retro' e indole caramellosa. Jean-Benoit Dunkel non ci fa rimpiangere troppo l'altra meta' del duo, quello bruttino ma simpatico, che si pettina con la spazzola di ferro e nei video sembra un tecnico finito per sbaglio nell'inquadratura. Be my friend parte potente con dei fraseggi di synth rubati ai Goblin, sembra quasi di assistere ad una scena di Buio Omega, e la cosa non puo' che farci felici, oltre che terrorizzarci. Il singolo At the end of the sky sembra la sigla di un qualche cartone anni '70 con velleita' psichedeliche, modello "Il fantastico mondo di Paul", ed il bel video che lo accompagna avalla questa mia idea (o e' il video che mi ha suggerito l'esempio? emh....). Tv destroy e' quasi un punk-elettronico con un tiro notevole, di notevole presa, me lo aspetto come secondo singolo. Tra ballate piu' soft e pezzi piu' uptempo, si arriva a perle in purissimo stile Air come Earth, che ha un beat davvero potente, come non ne sentivamo dai tempi di Sexy Boy, e Bathroom Spirit, con le sonorita' che fecero la fortuna di La femme d'argent o All i need. Un buon disco, di gradevolissimo ascolto, che non delude i fan dei due ariosi parigini, e che ci aiutera' a sopportare meglio l'attesa del loro prossimo lavoro.

Friday, July 14, 2006

 

Montefiori Appetizer


Tornano i gemelli della lounge, dopo tre album, un disco di remix ed una doppia raccolta, iniziando quella che si preannuncia come una nuova trilogia (dopo quella delle "Raccolte"). Se nei primi tre dischi il duo scimmiottava, almeno nei titoli, Fausto Papetti, questa volta la somiglianza e' totale. Infatti in questo Appetizer vol.1 tutti i brani sono cover, sia di brani recenti (Madonna, Robbie Williams, Vasco Rossi) che di classici dell'easy listening (Agua de beber, Parole Parole, Samba de una nota). L'operazione riesce perfettamente, producendo un ascolto che richiama alla memoria stilemi del passato, papettiani potremmo dire, ma su note che anche un teen ager riconoscera' facilmente, dopo un inevitabile spiazzamento iniziale (Hung up di Madonna arriva come una folgorazione). Peccato che i Montefiori abbiano abbandonato la composizione, ho sempre trovato geniali nei loro vecchi album i pezzi scritti da loro, spesso piu' che le cover. In ogni caso il ritorno e' senz'altro gradito, e probabilmente la carta del "tutte cover" li aiutera' a farsi sentire anche al di fuori della cerchia sempre piu' ristretta dei lounge maniaci.

Monday, June 05, 2006

 

Yellow Fever


La febbre gialla potrebbe colpire con particolare virulenza quest'estate. Dopo aver latinizzato i Kraftwerk, Senor Coconut continua la sua missione con i tecnocugini giapponesi dei pionieri tedeschi dell'elettronica: la Yellow Magic Orchestra. Il risultato e' incredibile, le melodie di Sakamoto & c. perdono l'inevitabile patina di vecchio derivante dai synth anni '70 e diventano meravigliose canzoni senza eta', perfette per un ballo latino americano, o anche solo come sottofondo (di spessore). Ospiti nel disco anche i tre membri dell'Orchestra Magica(in tre brani differenti pero'), oltre a gente tipo Towa Tei, Mouse on Mars e Marina del progetto Nouvelle Vague. Curiosamente, questi ospiti compaiono solo nelle tracce piu' brevi, quelle che fungono da interludio electro tra una cover e l'altra degli Ymo. Sakamoto suona il piano elettrico in una Tong Poo "martindennyzzata" con versi di uccelli esotici (Tong Poo e' un pezzo che tra l'altro, Sakamoto, continua ad eseguire live da molto tempo), Yukihiro Takahashi compare in Limbo, e Haruomi Hosono in The Madmen. Il risultato di un simile incrocio di stili e personalita' e' davvero irresistibile, soprattutto per chi, come me, e' fanatico sia dei tre tecnodelici che della "incredibly strange music", dell'exotica e della musica latina.

Monday, May 08, 2006

 

What is loungitudine?

La loungitudine e' la sensazione che si prova il sabato sera, prima di cenare al ristorante piu' chic, mentre tua moglie ti prepara un martini cocktail, e tu stai appoggiando la puntina su quel vecchio vinile di Burt Bacharach.
La loungitudine e' la sensazione che si prova alla domenica mattina, la camera inondata dal sole, la giornata libera da qualsiasi impegno, il profumo del cappuccino nell'aria, la melodia di Jobim che riecheggia in tutta la casa.

Sunday, May 07, 2006

 

Vinyl Sharity


C'e' un gran proliferare su internet di blogs che hanno il fine di condividere perle in vinile, di rendere disponibili a tutti dischi che altrimenti sarebbero non solo difficili da reperire, ma anche ignoti ai piu'. Io mi diverto come un matto a saltare da uno di questi blog all'altro, con la stessa curiosita' con cui, almeno 20 anni fa, entrando in un negozio di dischi per la prima volta iniziavo a scorrere con le dita quelle lunghe file di 33 giri, cercando un nome, un titolo, un'immagine che catturasse la mia attenzione.
A lato, nei links, una lista con quelli che, ultimamente, "suonano" i dischi piu' belli.

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