Tuesday, October 31, 2006

 

...Marcos Valle


Riuscire a vedere in concerto uno dei propri miti musicali, al giorno d'oggi, non e' cosi' difficile. Se questi miti si chiamano Sakamoto, Bowie, Depeche Mode....ma anche Thievery Corporation, Nicola Conte, United Future Organization. Ma se il tuo idolo e' brasiliano, incideva dischi negli anni '60 e '70, e' misconosciuto in Italia, non ha nemmeno un sito web o una paginetta su Myspace...insomma se si chiama Marcos Valle, il pensiero di poterlo vedere di persona, su un palco, nemmeno ti sfiora. E invece a volte le cose che consideri improbabili succedono, e cosi' a pochi giorni dal concerto quei cari ragazzi (cari soprattutto economicamente) del Blue Note ti fanno gentilmente sapere che il cosiddetto "fautore del Rinascimento musicale del pop brasiliano" sta arrivando in citta'. E non ce n'e' piu' per nessuno. Jazz-funk, bossanova, un pizzico di ritmi al sapor di samba, canzoni e pezzi strumentali, in un'ora e venti un po' stiracchiate Valle ci dimostra di essere anche un buon musicista, oltre che cantante e soprattutto scrittore di pezzi divenuti ormai patrimonio dell'umanita' danzante. Jeans sdruciti, all star sopravvissute a una ventina di lavatrici e felpa lisa, arriva e si siede ad un piano rhodes che sta in piedi con il nastro adesivo, ogni tanto si sposta sul piano elettrico, imbraccia una chitarra acustica, canta e suona pure una melodica! Ma non e' un one man band, anzi e' accompagnato da quattro musicisti molto bravi, soprattutto bassista e batterista che reggono ritmi velocissimi, con patterns tutt'altro che lineari, ed una cantante-corista. I pezzi suonati sono quasi tutti molto famosi, partendo da Batucada, a Cricket sing for Anamaria, Samba de Verao, Garra, piu' alcuni splendidi strumentali, vecchi e nuovi, come Previsão Do Tempo, Jet samba, Selva de pedra, Bar Inglês e Brasil México. Un concerto magnifico, piu' funk che bossanova, forse pero' leggermente accorciato rispetto alla scaletta per permettere alla band di riposarsi prima del secondo spettacolo della serata. Breve, ma intenso!

 

Signori e signore...



Monday, October 02, 2006

 

Darkel


Darkel e' l'album (e contemporaneamente lo pseudonimo) di uno dei due Air, quello bello, quello antipatico, quello che ai live se ne esce sul palco con un mantello da Nosferatu infischiandone se io, alticcio, gli urlo da un metro "A Batmaaaan!".
Lo stile resta quello del duo di Moon Safari, niente chitarre punk a sorpresa o fm-rock di facile acchito, solo ottimo synthpop con echi retro' e indole caramellosa. Jean-Benoit Dunkel non ci fa rimpiangere troppo l'altra meta' del duo, quello bruttino ma simpatico, che si pettina con la spazzola di ferro e nei video sembra un tecnico finito per sbaglio nell'inquadratura. Be my friend parte potente con dei fraseggi di synth rubati ai Goblin, sembra quasi di assistere ad una scena di Buio Omega, e la cosa non puo' che farci felici, oltre che terrorizzarci. Il singolo At the end of the sky sembra la sigla di un qualche cartone anni '70 con velleita' psichedeliche, modello "Il fantastico mondo di Paul", ed il bel video che lo accompagna avalla questa mia idea (o e' il video che mi ha suggerito l'esempio? emh....). Tv destroy e' quasi un punk-elettronico con un tiro notevole, di notevole presa, me lo aspetto come secondo singolo. Tra ballate piu' soft e pezzi piu' uptempo, si arriva a perle in purissimo stile Air come Earth, che ha un beat davvero potente, come non ne sentivamo dai tempi di Sexy Boy, e Bathroom Spirit, con le sonorita' che fecero la fortuna di La femme d'argent o All i need. Un buon disco, di gradevolissimo ascolto, che non delude i fan dei due ariosi parigini, e che ci aiutera' a sopportare meglio l'attesa del loro prossimo lavoro.

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